lunedì 5 novembre 2012

C’E’ ANCORA MOLTO LAVORO NELL’EOLICO MA OCCORRE SAPERE DOVE CERCARE




Lavorare con l’eolico si può e, dopo lo sviluppo occupazionale registrato negli ultimi anni, nel prossimo futuro sarà importante scovare le aree di maggiore interesse e opportunità. In virtù dell’evoluzione normativa che il comparto eolico sta assumendo, sempre più importanza acquisirà non solo la capacità di realizzare impianti innovativi, ma quella di saperli gestire nel migliore dei modi, con efficienza, così come per quelli già esistenti. È in questo ambito che saranno ricercate le professionalità in cui giovani del Sud (tra i più specializzati e professionalizzati in Italia) possono trovare occasioni lavorative nel mondo dell’energia.

Come spiega Simone Togni, presidente dell’ANEV - Associazione Nazionale Energia del Vento: «Il vento è al Sud. Le società che si occupano di realizzare impianti, quelle storiche e più importanti, hanno da subito capito che per un’attività sul territorio di questo tipo fosse necessario e giusto utilizzare manodopera locale, spesso giovani di valore del Mezzogiorno, perché più facile già dal punto di vista logistico. Dallo studio ANEV-UIL 2012, al 2020 potremmo arrivare a 67mila occupati nell’eolico (oggi 39mila), con un terzo di posti di lavoro stabili e non soltanto legati al periodo di costruzione. Lavoratori fissi nel settore gestione, Operating and Maintenance e manutenzione - quindi di “service” per impianti - che nel complesso arriverebbero a 25mila addetti (oggi 12mila). Altrettanti quelli di costruzione e installazione». I lavoratori afferenti al “service” «sono il principale ritorno occupazionale, quello più vero e più stabile, con un impianto eolico che ha una vita in media di venti anni. Posti di lavoro per lo più con specifiche tecniche molto elevate che sempre più potranno essere un plus per i giovani che vorranno impegnarsi».

L’eolico è da sempre una risorsa del Mezzogiorno. Molte le ricerche e gli studi che descrivono la  capacità nel Sud di produrre energia rinnovabile dal vento. Tra questi il Rapporto 2012 di Legambiente “Comuni Rinnovabili” spiega: “Sono 6.912 i MW eolici installati in 450 Comuni italiani. Le torri eoliche con potenza maggiore di 200 kW (grande eolico) si concentrano nel Sud e sono presenti in 271 Comuni: il 3% del totale dei comuni italiani, a dimostrazione di come il possibile impatto di questi impianti rispetto al paesaggio italiano abbia riguardato un’area molto limitata del Paese. Per gli impianti sotto i 200 kW (piccolo eolico), questi sono presenti in 246 comuni, di cui 118 al Sud”. 

La stessa presenza territoriale delle pale eoliche, però, ha generato non poche polemiche negli ultimi anni, dettate dall’ansia di veder nascere impianti in aree protette o dall’alto valore storico o ambientale. In tal senso più volte sono state date rassicurazioni da pare degli operatori e delle associazioni di categoria, sottolineando i vari protocolli sottoscritti che scongiurano la possibilità per lo sviluppo di un eolico selvaggio. Protocolli cui seguono controlli, affinché le parole non restino al vento (è il caso di dirlo). Gli esempi sono proprio nel Mezzogiorno e certificano l’applicazione dei principi stabiliti. È notizia di pochi giorni fa infatti la bocciatura da parte di Legambiente di un parco eolico intercomunale nell’area del Gargano in Puglia. 

Detto dei controlli e delle corrette eccezioni, sarà importante per il futuro rendere sempre più partecipi e consapevoli le comunità locali, potenzialmente ospitanti di nuovi impianti, della bontà delle opere eoliche soprattutto in termini di ritorni occupazionali sul territorio. Ciò, allo scopo di non perdere l’ennesima occasione si generare economie al Sud per motivi più o meno futili, come l’esteticità di una pala (da molti ritenuta invece un valore aggiunto e positivo per il paesaggio), soprattutto in aree dove lo stesso scenario non è certo indimenticabile, come sulle tante dorsali stradali del Meridione.

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laquestioneenergeticameridionale.blogspot.it

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